Come prospera la "Fabbrica del Consenso"

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Nel 1928 Edward Bernays, nipote di Sigmund Freud pubblica il saggio “Propaganda” che raccoglie i suoi studi sull’impatto del potere nella gestione delle masse. Siccome vi sono spiegate le strategie di governo per affrontare le crisi, "Propaganda" è diventato una sorta di manuale di comprovata efficacia e tuttora valido per imporre il "pensiero unico" e annientare chi vi si oppone.

Mask ElonSe il controllo dell’informazione scivola definitivamente nelle mani di personaggi come  Elon Musk, Bill Gates, Jeff Bezos, Sergey Brin, Mark Zuckerberg, di questa élite che, possiede e gestisce le nuove tecnologie, significa la fine della democrazia, la società sotto dominio.  /Illustrazione: Mr.FishTutti conosciamo Freud che, con Marx e Einstein, ha improntato l’uomo del XX secolo. Non tutti conosciamo Barnays, il nipote di Freud cui si deve la teorizzazione e messa in pratica della gestione delle masse da parte del potere e che non meno dello zio ha segnato le nostre esistenze.

Sempre più si parla di “disinformazione” e di “lotta alla disinformazione”. Questo allarme attraversa tutto l’Occidente e sempre più scattano, sulle reti web, controlli sospensioni e cancellazioni. Un tempo c’era la “censura”. Oggi questa parola è utilizzata solo per indicare quanto avviene in altri Paesi, quelli da noi considerati autoritari. La libertà di comunicazione progressivamente si assottiglia, mentre sempre più ci si trova imbrigliati da un’informazione martellante.

 Le prime concrete avvisaglie sono emerse con il Covid-19, periodo in cui l’Italia si è trovata a ricoprire un ruolo pilota in un mainstream che non aveva precedenti recenti.

Il nostro Paese, infatti, nel mondo occidentale, è il Paese che più degli altri è stato sottomesso a restrizioni che sono giunte a colpire il lavoro, lo studio, la prima adolescenza; a creare spaccature all’interno delle famiglie, rotture di amicizie, dichiarazioni deliranti da parte di noti personaggi del mondo politico, del giornalismo e dello spettacolo che, sulla base degli appelli a vaccinarsi di medici, invocavano addirittura i campi di sterminio (Gigantino, cardiologo), il Napalm (presidente della Campania) e tutte le punizioni e torture possibili (la lista dei nomi sarebbe lunga) per l’esigua minoranza che resisteva all’inoculazione del siero vaccinale.

Il Washington Post del 16 ottobre 2021 valutava che l’Italia si fosse spinta in un territorio nuovo per le democrazie occidentali. Il nostro Paese diventava, così, un laboratorio da osservare per capire fino a che punto una popolazione fosse disposta a rinunciare ai propri diritti per assoggettarsi ai diktat di un governo sotto lo stimolo della paura. L’aggressione della Russia all’Ucraina, la durissima censura di tutte le notizie provenienti dal Paese di Putin (in primis l’oscuramento di “Russia Today”) e le informazioni continue e allineate dei media sono state una prosecuzione senza soluzione di continuità del mainstream precedente.

 Di conseguenza dalla pandemia si è sfociati nella guerra con la stessa metodica comunicativa. Anche in questo caso, le voci dissidenti hanno subito una gogna mediatica. La propaganda di guerra (guerra che non avrebbe dovuto riguardarci direttamente) è uscita allo scoperto e, di fronte a irriducibili che si sono organizzati per riuscire ad attingere informazioni su larga scala in grado di bilanciare la narrazione ufficiale, si è scatenata quella “lotta alla disinformazione”, che intende con tale termine tutto quanto non è in linea con i media allineati ai governi.

Le menti delle masse devono essere guidate per non cadere in trappole pericolose e i governi si sono dati in tal modo una dichiarata missione: quella di vegliare sul pensiero della propria gente. In tutto ciò, tuttavia, non c’è nulla di nuovo. Le generazioni che si susseguono, troppo impegnate a guardare al futuro, raramente si volgono al passato.

 Eppure è tutto già stato sperimentato, vissuto da altri prima di noi. Nel 1928 Edward Bernays, nipote di Sigmund Freud sia da parte di padre che di madre (la madre è sorella di Freud e la moglie di Freud è sorella del padre), nato in Austria nel 1891 ed emigrato negli States già nel 1892, autore di numerose pubblicazioni, aveva scritto il libro “Propaganda” che compendiava in sé il fattore determinante da lui studiato: l’impatto del potere sulla gestione delle masse.

Nel nostro immaginario collettivo la più grande macchina di soggiogamento è stata quella tedesca e quando sentiamo la parola “Propaganda” la mente corre immediatamente al nazismo, ma Goebbels, ministro tedesco capace di asservire a suo piacimento il popolo, non inventò nulla. Era un fervente ammiratore e studioso di Bernays e proprio sulle tecniche del nipote di Freud, molto bene sperimentate negli USA, creò il Führerkult.

Di conseguenza, la sistematica capacità di gestione di massa è americana. Il termine “Propaganda”, tuttavia, ha ancora più lontane origini e può essere fatto risalire a Gregorio XV quando nel 1622 crea in Roma la “Congregazione per la Propagazione della fede”. Urbano VIII costituisce poi il “Collegio per la Propaganda” per formare sacerdoti da inviare nelle missioni. Bernays riprende il termine (che poi farà sfociare in “Pubbliche Relazioni” o “PR”) e tutta la sua lunghissima vita la dedica a perfezionare la gestione delle masse da parte del potere, da chiunque esso sia detenuto (dai governi alle industrie per la commercializzazione di prodotti).

I Paesi autoritari sottomettono i popoli con la forza, le democrazie moderne con le pubbliche relazioni. “Le PR, insegna Bernays, sono volte alla fabbricazione del consenso, sulla base del fatto che nelle democrazie tutto dipende dal consenso della gente”.

Uno dei capolavori che il geniale nipote di Freud aiuta a costruire, è l’entrata in guerra degli USA nel primo conflitto mondiale. Il 16 novembre 1917, gli States dichiarano guerra alla Germania. Eppure il presidente Woodrow Wilson fino all’anno prima aveva assicurato, applaudito da maree di popolo osannante, che nessun statunitense sarebbe andato a combattere in Europa perché questa guerra non li riguardava.  

Quando la Casa Bianca decide di entrare in guerra, ci si volge alla metodica del convincimento. Bisogna mettere in atto una propaganda volta a fare cambiare idea agli americani, assolutamente contrari fino al giorno prima, di modo che vadano entusiasticamente e volontariamente a farsi ammazzare.

Il cinema, ancora più dei giornali, è uno dei punti di forza. I soldati tedeschi sono rappresentati come pazzi criminali, strappano dalle braccia di madri imploranti i neonati per buttarli dalla finestra, stuprano, uccidono prigionieri e civili inermi, commettono ogni possibile barbarie.

Attori famosi quali Charlie Chaplin sono ingaggiati per galvanizzare le folle, e prima delle proiezioni cinematografiche viene letto un bollettino degli orrori commessi dai germanici. I templi della musica rifiutano di suonare Beethoven per non essere associati a dei mostri. Posters giganteggiano nelle strade, una commissione, formata da persone notissime viene costituita e gestita da George Creel (Commissione Creel). Un ventiseienne Barnays, è punta di diamante.

 Ha studiato a fondo Gustave Le Bon (Psychologie des Foules, 1895) per cui le persone sono incapaci di pensare in maniera razionale; è impossibile relazionarsi con loro. Sono delle specie di microbi. Le folle, di conseguenza, sono prive di capacità di ragionamento. Poiché il pensiero razionale non ha effetto sulle masse, bisogna volgersi alle loro emozioni. Conoscere l’arte di impressionare le folle è conoscere l’arte di governarle. Le immagini, i racconti orrifici, i tedeschi mostruosi barbari, gli americani eroi salvatori riempiono gli USA. L’incubo dei germanici che, o li si ferma, o arriveranno a New York e nelle proprie case e stermineranno la propria famiglia, prende piede.

La paura dilaga. Sembra impossibile che gli statunitensi credano che i tedeschi invaderanno gli States, tanto la cosa è demenziale, ma anche le menzogne più incredibili attaccano. La propaganda mirata ha trasformato una nazione di pacifisti convinti in fanatici anti-tedeschi. Nel giro di pochi mesi le entusiaste truppe partono e le informazioni circa i feriti privi di adeguati medicinali, fa scattare poco dopo una campagna di vendita di Bonds senza precedenti.

IL MEDICO E' LA CHIAVE CHE APRE LE PORTE ALLA DISINFORMAZIONE

BeeMagazine-1-33 Come prospera la "Fabbrica del Consenso"Campagna di diffusione delle sigarette. 20.679 medici consigliano le Luckies: Protezione della vostra gola contro l’irritazione e la tosse.

I grandi industriali dell’epoca, in particolare Rockefeller, Morgan, Carnegie, trovano nella guerra la soluzione che aspettavano. Il capitalismo industriale conosceva ormai scioperi ad oltranza sempre più serrati e pesanti.

Nel 1914 la rivolta di operai stanchi di lavorare come schiavi aveva portato la Rockefeller ad una repressione che aveva causato 66 morti. La situazione era estremamente tesa. Rockefeller stesso era miracolosamente sfuggito a un attentato anarchico. Nell’anno di guerra tutto cambia e i grandi industriali si ingegnano a riflettere. Se i mezzi della Commissione Creel hanno portato a masse di pacifisti che si arruolano, gli stessi metodi possono convertire masse di operai scioperanti al capitalismo che è quanto più odiano.

Ancora una volta Bernays è al vertice; apre un ufficio a New York e si propone come “consigliere in Pubbliche Relazioni”. Amico di Walter Lippman, braccio destro di Wilson, autore di “Public Opinion”, ne riprende il concetto base. Poiché in democrazia non si possono sottomettere le masse con la forza, lo si deve fare con le idee. Nasce la “Fabbrica del consenso” il che significa che con una propaganda sottilmente guidata si possono condurre le masse a volere quello che è contro il loro stesso interesse.

Uno degli obiettivi da raggiungere è convincere che le imprese industriali private sono il massimo del bene. Per ottenere tale scopo, va trasformato l’uomo comune in consumatore. Acquistare non deve più essere legato allo stretto bisogno, ma al desiderio e il capitalismo, non il socialismo, è la via migliore. La Beech-Nut Bacon Company è tra i più riusciti successi di Bernays.

Per convincere tutti a mangiare la colazione all’americana con uova e bacon, non bastano i posters e la pubblicità a tappeto. Bernays ingaggia i più stimati medici del momento e fa pervenire il loro responso scientifico (ce lo dice la scienza!) favorevole al bacon a 4000 medici generici. La colazione con uova fritte con burro e abbondante bacon viene consigliata e addirittura prescritta ai propri pazienti come la più salutare maniera di iniziare la propria giornata.

Per la propria salute si fa il massimo e se 4000 medici affermano che il bacon è un toccasana, tutti lo mangeranno. La colazione americana con bacon valicherà anche i confini statunitensi e renderà la Beech-Nut Bacon milionaria. Il successo di tale campagna pubblicitaria è un giro di vite.

Il medico è la chiave che apre le porte. Ed è a questa categoria che ci si rivolge per promuovere il consumo di tabacco. Il medico che fuma e ti dice che le sigarette proteggono e sfiammano la gola diventa la carta vincente.

Ora che tutti gli uomini fumano è il turno delle donne (che non possono fumare in pubblico). Non si può rinunciare a una fetta così ampia di mercato. Questa volta Bernays, ingaggiato da George Washington Hill, presidente della American Tobacco Company, si rivolge alle signore dell’alta società impegnate nei movimenti di liberazione della donna. Loro tramite ingaggia le suffragette e i movimenti di rivendicazione dei diritti femminili. Viene organizzata la “Torches of freedom” all’interno della celebre rituale Parata di Pasqua a New York. É il 31 marzo 1929 e nella piazza un gruppo di donne radunatesi accende la sigaretta.

Donne fumatriciPARIGI. Due donne in uno scompartimento ferroviario per fumatori nel 1930

Tutti giornalisti erano stati allertati e il giorno successivo la notizia è sulle prime pagine dei quotidiani ed è ripresa dai giornali esteri. Il fumo inizia così a entrare anche nei polmoni femminili, mentre le compagnie fanno enormi profitti. I miliardi che sommergono i grandi industriali possono essere un punto di riflessione di qualche cervello “caldo” all’interno di questa società fondata sul consumo, ed è così che il miliardario diventa filantropo. Donazioni, società senza fine di lucro: altro mondo da spalancare.

La pubblicazione del libro “Propaganda” spiega nel dettaglio le tecniche di manipolazione usate da Bernays. Vi si leggono frasi durissime quali “La propaganda intruppa l’opinione pubblica esattamente come un esercito intruppa il corpo dei soldati”, ma chi è manipolato difficilmente riesce a resistere alla manipolazione anche se si rende conto di esserne vittima.

La crisi del 1929 fa tremare il capitalismo statunitense gettando nelle strade decine di milioni d’individui. Franklin Roosevelt, governatore di New York, si affida alle tecniche di Bernays per la sua scalata alla Casa Bianca. Le sue immagini in famiglia, marito padre e nonno, imperversano, ma soprattutto sono gli appuntamenti via radio con gli ascoltatori, cui si rivolge come a degli amici, a essere vincenti.

Sono spiegate le strategie di governo per affrontare la crisi e tale sistema continua per tutto il decennio che segue, anche quando nel 1933 diventa Presidente. É nato il “Consenso informato”. La ripresa economica è volta al consumismo del futuro, agli elettrodomestici che facilitano la vita a quello che potrà essere lo spensierato mondo del domani. É dato, intanto, il via alla “Libera concorrenza”. Non esiste, in realtà una libera concorrenza. Il più economicamente forte si accaparrerà la propaganda migliore, ma l’idea passa.

La seconda guerra mondiale ritrova Bernays in primo piano. Invano, Felix Frankfurter, della Suprema Corte di Giustizia, mette in guardia Roosevelt dal permettere a Bernays di giocare un ruolo troppo importante, descrivendolo come “professionista nell’avvelenare la mente pubblica, stimolatore di follia, fanatismo e interessi personali”. Vengono riadottate le tecniche della prima guerra mondiale questa volta anche con i giapponesi rappresentati come mostruosi esseri.

 Qui si va sul sicuro: c’è stata Pearl Harbour. La fine del conflitto segna un ritorno agli scioperi e alle rivendicazioni sociali. Si propagano i valori socialisti, pericolosissimi per gli industriali. Le limitazioni al diritto di sciopero non bastano. Ci si rivolge agli specialisti del settore PR. L’idea da propagandare è che il socialismo è contro i valori americani.

Si procede in accordo con il governo su larghissima scala coinvolgendo scuole, chiese, università, club sportivi, fabbriche, imponendo corsi per inculcare l’americanismo l’armonia e la lotta contro il nemico. E il nemico in grado di unire tutti sotto il terrore è l’Unione Sovietica. L’orrore della guerra nucleare divaga e c’è la “caccia al comunista”. Il Paese piomba in uno stato di paranoia acuta sotto l’incubo che in ogni istante i russi possano invadere gli States.

Questo terrore è sapientemente utilizzato per interessi privati. Il Guatemala è un piccolo pacifico poverissimo Stato con fiorente produzione di banane. Il 15 marzo 1951 Jacobo Arbenz è democraticamente eletto. La prima sua azione è la ridistribuzione, contro compensazione, dei terreni agricoli ai contadini. Purtroppo tre quarti di queste terre appartiene a una delle più potenti multinazionali degli USA, la United Fruit Company, produttrice delle banane Chiquita.

Ci si rivolge a Bernays che riesce a convincere gli americani che il Guatemala non è altro che la testa di ponte dell’URSS e che la sicurezza è in pericolo. Troppo vicino agli USA (anche se c’è di mezzo l’intero Messico che separa Guatemala e USA), manipolato dai comunisti argentini del Che Guevara e dal cubano Fidel Castro, il Paese centro americano è una minaccia.

La CIA, come già fatto a Cuba nel 1952 (colpo di Stato che aveva imposto Fulgencio Batista al governo, da cui la guerra civile 1953-59) si attiva nel fomentare il dissenso guatemalteco, lo paga e lo arma. Nel 1954 arriva il colpo di Stato. La United Fruit continuerà ad arricchirsi con le sue Chiquita e il piccolo Paese affonderà nella più nera povertà e in una sanguinosa guerra civile che durerà quaranta anni, farà oltre 20o mila  morti e comporterà anche il genocidio della popolazione Maya.

Bernays ha dato il via a quello che chiama il “Media quiz” e che vuole il potere fornire sistematicamente ai media la materia prima dei loro reportage. Il suo ufficio, considerato indipendente, ma pagato dalla United Fruit, aveva organizzato anche viaggi di giornalisti per fare loro incontrare in Guatemala esponenti anti governativi prezzolati. Solo molti anni dopo, alcuni reporters dichiararono di non essersi accorti di essere stati usati. L’esperienza del facile successo guatemalteco, spingerà gli USA, per garantire la propria supremazia, a disseminare il pianeta di colpi di Stato che porteranno e tutt’oggi portano orrori, distruzione e morte (circa 60 i più noti; oltre 200 quelli elencati dalle fonti cinesi).

Ma la propaganda di Bernays nel caso della United Fruit ha comportato anche un cambiamento radicale di slittamento del potere: per la prima volta un gruppo privato (la multinazionale United Fruit), scatenando una campagna di paura all’interno del già esistente terrore anti-russo, ha imposto al governo e alla CIA una guerra per procura che, per interessi privati, ha arricchito dei gruppi di potere (la United Fruit, le compagnie di produzione e vendita d’armi) e distrutto un Paese sovrano.

Nel momento attuale, la domanda di quanto realmente il potere sia nelle mani dei governi e quanto sia in quelli di poteri più o meno occulti è d’obbligo; ed è d’obbligo chiedersi cosa accade se quanto propagandato non corrisponde al bene della popolazione di riferimento.

L’informazione corre sul web e scavalca la propaganda di Stato. La censura sull’informazione russa non ha fermato la ricerca da fonti dirette. L’intervista di Tucker Carlson a Putin, solo nelle prime 48 ore è stata scaricata da quasi 200 milioni di persone. Persone che non si arrendono ai governi che vogliono proteggerle dalla “disinformazione”. E la morte di Navalny (immediatamente dopo il successo mediatico interplanetario di Putin e a ridosso delle elezioni) ha aperto interrogativi anche sul ruolo dell’Occidente in questa tragedia. C’è ancora chi si arroga il diritto di decidere cosa pensare. Non è facile, perché tutto è “propaganda”, ma almeno vi è una possibilità di valutazione.

L’Occidente si è arso nella fabbrica delle menzogne. Dopo la guerra illegale contro la Serbia per strapparle il Kossovo, suo cuore e cuore della cultura slava, e umiliare la Russia di Eltsin, la NATO si è rivelata non più come organismo di difesa, ma come braccio armato di offesa contro Paesi sovrani.

Le guerre illegali all’Iraq, Libia, Siria (gli USA si sono appropriati illegalmente di territorio siriano per installarvi la base di Al-Tanf da cui partono, a loro discrezione, bombardamenti su Damasco), la guerra in Afghanistan, le guerre civili per tentare di installare governi sudditi, hanno tolto credibilità all’informazione dei governi alleati degli USA e creato ondate di odio che si riversano su tutti noi. Il mondo, quello che noi ci rifiutiamo di volere vedere, ci guarda e ci giudica ed è contro di noi.

Assange incarcerato, privato della libertà da oltre dieci anni per avere documentato i crimini di guerra statunitensi ed avere rivelato gli interessi che si celano dietro le guerre di logoramento, affonda il mainstream. “La propaganda non cesserà mai di esistere – sentenziava Bernays – Gli spiriti intelligenti devono capire che essa può essere il mezzo moderno per creare l’ordine partendo dal caos”. Bisognerebbe comprendere “quale” ordine e agli ordini di “chi”. Questo, il geniale nipote di Freud lo ha lasciato avvolto nell’oscurità.

Bibliografia:

  • Edward Bernays, Crystallizing Public Opinion, New York, Liveright Publishing Corporation, 1a Edizione 1923 (riedizione del 1961);
  • Edward Bernays, Propaganda, New York, Horace Liveright, 1928;
  • Edward Bernays et Al., The engineering of consent, The University of Oklahoma Press, 1955;
  • Stuart Ewen, PR!: a social history of spin, New York, Basic Books, 1996;
  • Larry Tye, The Father of Spin: Edward L. Bernays and the Birth of Public Relations, New York, Crown Publishers, 1998;
  • Noam Chomsky, Understanding Power, New York, The new Press, 2002;
  • David Miller, A Century of Spin: How Public Relations became the Cutting Edge of Corporate Power, London, Pluto Press, 2008;
  • Chris Edges, Empire of Illusion, New York, Nation Books, 2009;
  • Louis Capozzi, Shelley Spektor, Public Relations for the Public Good: How PR has shaped America’s Social Movement, New York, Business Expert Press, 2016.
  • Jimmy Leipold, Edward Bernays und die Wissenshaft der Meinungsmache, Internet Archive, 2017.

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Fonte: BeeMagazine 


Leoncini Maurizia3Maurizia Leoncini, dottorato di ricerca in Storia dell'Arte, ricercatrice universitaria, psicologa-psicoterapeuta, consulente tecnico in materia grafo-grafologica, per motivi di famiglia-studio-lavoro ha vissuto per lunghi periodi all'estero in diversi Paesi. Dal 2017 ha iniziato a collaborare con differenti testate come giornalista freelance. 

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